sabato 26 gennaio 2013

LA CANCION ES URGENTE



TESTO
La canción es urgente,
es un río creciendo,
una flecha en el aire,
es amor combatiendo.

Quiero dártela ahora
que es la hora del fuego,
que es la hora del grito
que es la hora del pueblo.

Que nos una amorosa,
que nos pegue en el pecho,
que si vamos cantando
no podrán detenernos.

Que tu voz la levante,
que la suelte en el viento
y que suene a victoria
cuando rompa el silencio.


La canción es simiente,
es de barro y de cielo,
es semilla y espiga,
es futuro y recuerdo.

La canción es urgente,
va y viene compartiendo
con dolor y alegría
el mismísimo sueño.

Quiero dártela ahora
con las ganas que tengo
con el nombre de todos
los que no se rindieron.

TRADUZIONE

LA CANZONE E’ URGENTE
La canzone è urgente
È un fiume che cresce
Una freccia nell’aria
Un amore che combatte.

Voglio dartela adesso
Che è l’ora del fuoco
Che è l’ora del grido
Che è l’ora del popolo.

Che è affettuosa,
che ci batte nel petto,
che se stiamo cantando
non potranno fermarci.

Che la tua voce si alzi
che si liberi nel vento
e che suoni a vittoria
quando rompa il silenzio.

La canzone è un seme,
è di fango e di cielo,
di chicco e spiga,
è futuro e ricordo.

La canzone è urgente,
va e viene condividendo,
con dolore e allegria
lo stesso sogno.

Voglio dartela ora
Con la voglia che ho,
con il nome di tutti,
quelli che non si sono arresi.

Che alzi la tua voce, etc.


Teresa Parodi  è una popolare cantante argentina che nel 2005 ha pubblicato l'album "Pequeñas revoluciones". Di questo album, che contiene perle preziosissime, "La cancion es urgente" è la canzone più bella, sicuramente la più conosciuta, grazie anche al fatto che la voce di Mercedes Sosa le ha dato un sentimento universale. La canzone interpretata da Teresa è una canzone di protesta con ritmo di marcia. Mercedes Sosa l'ha trasformata in un inno, mantenendo la identica carica rivoluzionaria ma, io credo aggiungendo, con la forza trascendentale della voce dell'intera america latina. 

venerdì 4 gennaio 2013

Le 32 sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven






Le 32 sonate per pianoforte di Beethoven sono indiscutibilmente un capolavoro. Tutto l'umano e il sublime sono in essa presenti nelle diverse e infinite sfumature. Un opera totale che attraverso il potere della musica si erge nelle vette infinite del assoluto. 
L'ascolto integrale delle sonate per pianoforte di Beethoven, è un viaggio iniziatico e di formazione come di maturazione ed espiazione. Come Dante e più di Dante attraverso i tre regni dell'umano e del divino ci accompagna in un viaggio di salvazione, le universali musiche umane e divine accompagnano lo spirito per il mondo.
Ho scelto tra le tante esecuzioni "classiche" (tra le quali ricordiamo quelle di Arrau Brendel Backaus Horowitz) la meno nota e meno conosciuta, ma notevole e per ceti versi unica esecuzione della pianista Maria Gringberg

L'ultima sonata, poiché chiude la serie delle 32 sonate è considerata il testamento spirituale del compositore. L'Op. 111 rappresenta per molti aspetti la più alta sintesi delle componenti dello stile beethoveniano. Benché assolutamente diseguali, i due movimenti sono esempi perfetti di tesi e antitesi. Preparato da una oscura Introduzione che assorbe in se tutta la tensione della Sonata, il Maestoso iniziale si presenta come un solido movimento in forma-sonata, scolpito con prodigiosa precisione e linearità. Si noti la soverchiante preponderanza de tema, on chè quel ruvido e fitto episodio contrappuntistico che costituisce l'ossatura del movimento e che travolge nella sua corsa implacabile ogni altro elemento, perfino il momento di distensione offerto dall'idea secondaria. Il tempo che segue, l'Arietta - <<forse la parola più alta mai uscita dalla penna di Beethoven>>, secondo Rolland - ha l'ardire di descrivere la realtà sovrannaturale. Mentre il taglio formale del Maestoso, seppur ammantato da un complesso contrappunto, era ancora classico, la forma dell'arietta (cinque variazioni senza soluzione di continuità) è ormai libera da ogni vincolo, fantastico ed errabondo il suo avanzare: un movimento che ha ovviamente turbato i commentatori ottocenteschi, se pensiamo che Lenz vi riscontrò intenzioni umoristiche perfino...la demenza del genio. Mentre la verità è che  piuù grandi compositori dell'Ottocento fecero continuo riferimento a questa straordinaria ed irripetibile Arietta. La struttura armonica appare primitiva, ogni particolare normale e innocente; ma poco a poco il tema si frantuma sotto l'azione disgregatrice di una componente ritmica assolutamente speciale, al punto che nella quarta Variazione la melodia finisce per dissolversi nelle macchie timbriche di cupi accordi, nell'indistinto brusio dei bassi, e infine in un etereo, astratto flusso di terzine nella zona acuta della tastiera. A questo punto un trillo, sublime e liberatorio, <<essenza della catarsi schilleriana>>, accende di luci irreali l'ultimo affiorare dell'Arietta.
È doveroso riportare qualche riga della pagina di Thomas Mann dedicata alla Sonata, pagina contenuta nel <<Doktor Faustus>> (Cap. VIII): <<Ma molte cose accadono prima che si arrivi in fondo. E quando ci si arriva e mentre ci si arriva, dopo tanta collera e ossessione e insistenza temeraria, avviene alcunché di inatteso e commovente nella sua dolcezza e bontà. Il ben noto motivo che prende commiato, ed è esso stesso tutto un commiato, e diventa una voce e un cenno d'addio, questo "re-sol-sol" subisce una lieve modificazione, prende un piccolo ampliamento melodico. dopo un do iniziale, accoglie, prima de re, un do diesis...e questo do diesis aggiunto è l'atto più commovente più consolatore, più malinconico e conciliante che si possa dare. È come una carezza dolorosamente affettuosa sui capelli, su una guancia, un ultimo sguardo negli occhi, calmo e profondo. È la benedizione dell'oggetto, è la frase terribilmente inseguita e umanizzata così che travolge e discende nel cuore di chi ascolta come un addio, un addio per sempre, così dolce che gli occhi si empiono di lacrime>>.

Op. 111 - Claudio Arrau